CAPITOLO 1: Appunti sull’evoluzione del Metodo Base “Kabat – Riequilibrio Modulare Progressivo”
e nuovi pensieri
La formazione professionale delle autrici, derivante dall’approfondito studio della metodica Kabat, e da oltre 35 anni di esperienza di lavoro, riflessione ed osservazione, ha permesso di rielaborarne ed utilizzarne i concetti base come fondamenta per la definizione e l’applicabilità della metodica in età evolutiva.
Percorrendo i concetti base delle RMP (Schema, Contrazioni muscolari, Irradiazione, Stabilità/Mobilità), e dall’osservazione dell’evoluzione motoria dagli 0 ai 12 anni, sono emersi nuovi interessanti pensieri e chiavi di lettura nella valutazione e trattamento di bambini con problematiche motorie anche non conseguenti a problemi neurologici.
Dall’osservazione dello sviluppo ontogenetico è stato verificato come la stabilità sia una funzione che struttura e organizza il movimento alternandosi in modo armonico con la mobilità (Stabilità-Psedustabilità /Blocco): evidenziano come nel bambino con patologia, per ottenere stabilità funzionale, in alternativa alla funzione fisiologica, si strutturano percorsi non organizzanti ma di “blocco”che impediscono il corretto passaggio dell’irradiazione e la evoluzione fisiologica della mobilità-stabilità. L’intervento del terapista assume lo scopo di contenere questa organizzazione patologica incanalando la motricità lungo percorsi organizzanti, attraverso esperienze di stabilità/mobilità in posture diverse, in rotazione/spirale, trazione /approssimazione, variazioni di carico sui fulcri (coattazione) e tecniche specifiche.
Altri concetti chiave per il riabilitatore, come continuo strumento di valutazione e finalità nel percorso riabilitativo, sono rappresentati dalla Spiralità e dalla SPIRALE: la prima è definita come l’espressione di un movimento che si sviluppa attraverso la rotazione che armonizza la tridimensionalità; la seconda esprime l’integrazione matura delle funzioni tridimensionali del movimento evoluto: la lateralità nell’assialità. La SPIRALE è inoltre correlata alla capacità di elettività del movimento sul percorso caudo-cefalico e cefalo-caudale: un processo che accompagna il bambino dal momento della verticalità fino alla maturità motoria intorno ai 12 anni e oltre.
Una vasta argomentazione focalizza il concetto di Irradiazione come funzione strutturante ed attivatrice del movimento. Inoltre viene affrontato il coinvolgimento dell’irradiazione nei processi di rappresentazione e percezione dell’immagine corporea, rafforzando a livello cognitivo la conquista motoria.
Superando il concetto di ricerca della simmetria attraverso funzioni in simmetria, l’osservazione motoscopica ha permesso di definire come la conquista della simmetria e della assialità passino dalla strutturazione delle funzioni di asimmetria e lateralità.
La coesistenza di queste entità separate ma necessarie l’una all’altra ha portato alla definizione di DUALISMO INTEGRATO ovvero alternanza di contrapposti che coesistono e si facilitano nel succedersi.
Così sono stati osservati e studiati altri Dualismi Integrati come, per esempio: disto/prossimale-prossimo/distale, Sviluppo cefalo/caudale - caudo/cefalico.
Queste alternanze vengono sempre proposte anche nel trattamento e nella valutazione come caratteristica dominante: il passaggio dall’una all’altra funzione rappresenta l’evoluzione e la specializzazione delle capacità motorie parallelamente alle tappe di sviluppo dell’apprendimento e dell’immagine motoria del bambino. Tutte queste funzioni vengono costantemente associate dalle scrittrici ai processi di Prefigurazione - ripescaggio – specializzazione attraverso cui il bambino matura le singole acquisizioni e le integra a livelli di difficoltà successiva anche nel trattamento riabilitativo.
CAPITOLO 2: I collegamenti del movimento
Nei collegamenti del movimento viene sottolineata la correlazione costante delle altre funzioni che con il movimento concorrono allo sviluppo psicofisico del bambino nelle diverse fasi da 0 a 12 anni: gli aspetti sensoriali (funzione visiva, uditiva, linguaggio) e cognitivi-relazionali (Gioco - Strategie - Emozioni - Funzioni - Sviluppo socio –cognitivo).
I dati riportati, in maniera dettagliata anche attraverso tavole sinottiche (sulla funzione visiva, il linguaggio, il gioco e le emozioni), sono indispensabili nella visione d’insieme dell’Unità Bambino che non è solo movimento ma è soprattutto azione.
Una sezione interessante nell’ambito dei processi cognitivo-relazionali è dedicata al gioco ed alla sua funzione centrale nello sviluppo del bambino e nell’impostazione del setting riabilitativo come strumento di relazione e stimolazione adeguato. Vengono delineate le caratteristiche dei giochi e delle attività per attingere alle potenzialità ed alle risorse del bambino: il terapista ha il compito di trovare problem solving che evochino l’insieme dei processi percettivo-motorio-cognitivi, ossia le strategie che il bambino mette in atto per rispondere alle nuove richieste.
In accordo con le nuove conoscenze sullo sviluppo ontogenetico grande importanza viene attribuita alla emozioni ed al ruolo che esse hanno nel favorire lo sviluppo socio-cognitivo e le funzioni adattive: una nuova modalità per leggere l’autonomia che il bambino raggiunge in modi diversi in rapporto alle diverse età.
CAPITOLO 3: Unità bambino
Questo è il capitolo nel quale sono raccolte, sotto forma di schede, le conoscenze sullo sviluppo non solo motorio del bambino da 0 a 12 anni; la descrizione è selettiva e nelle prime pagine di ogni scheda sono evidenziate le “caratteristiche del periodo” considerato. Nel primo anno i dati sono raggruppati mese per mese mentre dai 12 mesi ai 24 vengono raggruppati più mesi e dopo i 2 anni lo sviluppo è considerato anno per anno. La lettura cerca di seguire il cambiamento via via che accade, Il desiderio è cercare di capire “come”– “attraverso quali elementi” avviene il cambiamento dell’organizzazione motoria vedendo, ad esempio, il percorso dell’irradiazione, dell’organizzazione della stabilità/mobilità, come è stato anticipato nell’introduzione del libro. Per semplicità di esposizione le considerazioni specifiche delle autrici vengono proposte in riquadri viola. E’ importante saper cogliere-osservare l’insieme delle funzioni, la loro architettura e la loro armonia al di là delle “date” di acquisizione che possono avere lievi differenze, a volte alcuni mesi, proprio per gli elementi che interagiscono. Sin dall’inizio della vita il bambino si presenta non per essere osservato nel movimento o nella relazione ma nella sua tenera interezza…una persona, unità da scoprire.
È nel tempo che si strutturano tutte le qualità di un movimento armonico!
Si mette a fuoco ad esempio come il ritmo, l’equilibrio, stabilità/mobilità e la coordinazione tra tutte le parti del corpo sono funzioni che non possono essere chieste per lungo tempo ad un bimbo prima dei 6-7 anni perché, pur rispondendo alla richiesta, non è in grado di mantenerle nel tempo e le diverse componenti del movimento “non si legano” in una coordinazione armonica, come ribadito anche da Le Boulch (ad es: tra la mano, il tronco e il piede dell’arto inferiore controlaterale, come nel lancio, ma anche nella corsa e nel salto). Nel tempo anche la strutturazione del tronco diventa sempre più elaborata e questa specializzazione permette prestazioni globali sempre più articolate. I 6-7 anni possono essere definiti il “periodo nodale” dell’elaborazione delle acquisizioni fatte È dai 6 ai 12 anni la fase importante di “Ripescaggio-Specializzazione” di tutte le funzioni già acquisite.
CAPITOLO 4: Considerazioni sulle osservazioni dello sviluppo ontogenetico: alcune conseguenze educative-riabilitative
In questo capitolo le terapiste propongono un approccio educativo/riabilitativo articolato in precisi moduli di sequenze posturali - passaggi posturali - posture asimmetriche: le posture facilitanti (PF) attraverso cui è possibile evocare, sperimentare, esercitare sia dei movimenti specifici che movimenti inseriti in funzioni più globali.
Nella proposta di posture facilitanti si integrano costantemente, seguendo una progressione facilitante, gli strumenti di costruzione del movimento descritte nel Capitolo 1.
Le Posture Facilitanti sono strade per il controllo e l’utilizzo dell’irradiazione e per la propagazione del movimento in schemi funzionali – economici. Nel trattamento delle patologie dell’età evolutiva le Posture Facilitanti si connotano inoltre come strumento di prevenzione perché, proponendo le diverse variabili, si individuando precocemente i “freni” del movimento, ossia le tensioni delle catene cinetiche muscolo-aponevrotiche causa di possibili retrazioni.
Attraverso le Posture Facilitanti nel trattamento abilitativo il bambino sperimenta, come nella normale specializzazione motoria, tutti i possibili modi di entrare, stare e uscire dalle/nelle posture saggiandone le diverse variabili in un continuo processo di conoscenza (Prefigurazione - ripescaggio – specializzazione).
Nell’ambito delle proposte di trattamento assumono grande rilievo le lunghezze muscolari: in rapporto ad ogni specifica fase evolutiva vengono definite le tappe della specializzazione della contrazione muscolare. La funzione degli allungamenti muscolari non riveste un ruolo importante solo per l’elasticità muscolare che ne deriva, ma anche per le importanti afferenze propriocettive utili per una miglior percezione del movimento.
Pertanto gli allungamenti muscolari non vengono più interpretati come semplici stretching ma azioni terapeutiche articolate in un contesto adeguato al “momento motorio” di “quel” bambino.
Appendice E. Bacigaluppi, R. Cantarini, V. Lanzillotta
Per una miglior comprensione delle conseguenze educative/riabilitative, riportati sul libro, è stata riportata un’utile esemplificazione attraverso l’osservazione/valutazione e trattamento di una patologia.
E’ stata scelta la scoliosi – “Sindrome Scoliotica in età evolutiva” – perché: – è un’alterazione che coinvolge più distretti e permette una osservazione/valutazione ampia con la possibilità di considerare la maggior parte dei concetti enunciati; – è una patologia che ha un’incidenza sulla popolazione dell’età evolutiva del 2-10%; – è una patologia che è più frequentemente trattata da fisioterapisti anche in servizi non specializzati nel settore.
I dati riportati non sono esaustivi per la conoscenza della “Sindrome Scoliotica in età evolutiva.
A cura di Eliana Bacigaluppi e Rita Cantarini